Non c’era verso di pitturarle a regola d’arte le auto negli anni Venti del secolo scorso. Il problema erano le rifiniture: impossibile evitare sbavature della tintura. Peggio ancora se le macchine avevano più colori; se non si stava attenti si rischiava di dover ricominciare continuamente.
Fino a quando l’ingegnere Richard Drew, nel 1925, trovò una soluzione: un nastro di carta con un lato adesivo, da applicare con una leggera pressione ai bordi della zona da colorare e che, una volta finito il lavoro, si poteva tirare via lasciando tutto pulito.
Quel nastro (tecnicamente per mascherature) era l’antenato dello scotch, la pellicola di cellophanecon un lato adesivo che lo stesso Drew mise a punto pochi anni dopo. A lanciarlo sul mercato, il 31 gennaio 1930, fu l’azienda per cui il giovane Drew lavorava, quella delle 3M: Minnesota Mining and Manufacturing Company, fino ad allora solo grande produttrice di carta vetrata.
Il nome l’avevano suggerito a Drew le sue prime cavie. Durante uno dei tanti test, frustrato perché quel nastro non ne voleva sapere di appiccicarsi alle macchine, uno dei ragazzi delle officine esclamò:
“Take this tape back to those Scotch bosses of yours and tell them to put more adhesive on it!”
(“Riporta questo nastro ai tuoi capi scozzesi e dì loro di metterci più adesivo!”).
Perché scozzesi? Era un modo come tanti per dire avari, e il popolo del kilt era famoso per questo.
Il consiglio funzionò: con più adesivo quel nastro si poteva attaccare da qualsiasi parte: in un officina, ma anche in una pasticceria, e perché no anche in un forno, dove lo scotch serviva per chiudere pacchi e pacchettini di zucchero, farina e quant’altro.
Così, nel 1930 la compagnia delle 3M decise di dare il via alla vendita del primo vero scotch, trasparente e resistente all’umidità. Fu un clamoroso successo.
Complice anche l’epoca: erano gli anni della grande depressione economica in negli Stati Uniti e per risparmiare si usava ogni espediente.
I cittadini americani scoprirono presto che con quel rotolino di cellophane potevano fare di tutto, dall’aggiustare giocattoli rotti al riparare le pagine di un libro, fino ad accomodare un paralume o un vetro, evitando molte e inutili spese.
Nel 1932 arriva la prima miglioria al prodotto.
John Borden firma l’invenzione del dispenser per lo scotch, un supportino per il nastro con tanto di lametta per facilitarne il taglio.
I primi modelli erano in ghisa e piuttosto pesanti, ma ben presto vennero sostituiti con quelli a chiocciola, di plastica e quindi più leggeri e maneggevoli.
Solo nel 1945 compare, però, il famoso plaid scozzese a rivestire lo scotch.
Da allora è la mascotte del nastro che nel 1985 gli americani consacreranno come il prodotto casalingo più indispensabile.
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